Da pochi giorni i miei
nipoti mi hanno regalato un computer ed insegnandomi ad usarlo, mi
hanno collegato con alcuni siti di Piangipane per invogliarmi.
Mi sono soffermato sul sito del Teatro Socjale e, leggendo la “Breve nota storica”, sono
rimasto molto sorpreso per le vistose mancanze e inesattezze in essa
contenute.
Manca secondo me, o è solo
sfiorata in modo generico, la motivazione per cui braccianti, in gran
parte analfabeti, abbiano pensato a bisogni non solo materiali.
Oggi non è molto di moda
parlare di politica, io però non lo trovo giusto.
A Piangipane esisteva già
dai primi del '900 una sezione socialista che portava il nome di Karl Liebknecht, noto rivoluzionario e pacifista tedesco che lottò con
tutte le sue forze contro chi scatenò poi la I Guerra Mondiale e per
questo venne ucciso.
La sola motivazione sociale non spiega i comportamenti delle persone se alla base non c'è una ferma scelta politica: i braccianti allora esistevano in tanta parte del Paese ma in poche zone fecero quelle scelte.
E' su quelle radici che anni
dopo nacquero le sezioni del PSI e del PCI e che continuò l'amore di
una parte dei Piangipanesi per il Teatro Socjale, con l'impegno di
decine e decine di volontari per decenni e decenni fino ai giorni
nostri.
E' vero che, col
sopraggiungere della televisione e la sua diffusione di massa, la
facilità con cui l'auto permetteva di raggiungere località più
lontane, portarono alla crisi e alla chiusura di moltissime sale
cinematografiche del forese.
Qualche anno prima il Teatro
si riempiva anche solo per vedere alcune trasmissioni televisive
popolari tipo “Lascia o Raddoppia”.
Pochi ricordano che, per
diversi anni, il Teatro ha avuto anche una appendice esterna, nel
senso che aveva un'Arena Estiva, con ajuole fiorite che i volontari
curavano, dando così la possibilità ai cittadini di assistere a
proiezioni all'aperto nelle afose serate estive (l'aria condizionata
era di là da venire).
Il Teatro Socjale era di
proprietà della Coop. Braccianti ma la gestione era della locale
sezione del PCI che ne pagava l'affitto.
Col perdurare della crisi
delle sale, nei primissimi anni '70, la Cooperativa Braccianti fece
presente al Direttivo della sezione la possibilità di vendita del
Teatro se non ci fosse stato un impegno del Partito per fare i lavori
di miglioria necessari: il nuovo impianto elettrico, il nuovo
impianto di riscaldamento, il nuovo palcoscenico, i camerini per gli
artisti e il pavimento, visto che nelle giornate umide, l'acqua
filtrava sopra le piastrelle.
Il Socjale era talmente a
cuore alla Sezione che la risposta anche se molto onerosa in termini
di lavoro volontario e di impegno finanziario fu affermativa.
Che questi lavori vengano
ora derubricati nella “Breve nota storica” come lavori di piccola
manutenzione non mi sembra giusto.
Mi pare ci sia la volontà
di nascondere il lavoro che hanno fatto altri.
Mi conferma questa
sensazione il vedere la foto prodotta a pag. 63 della rivista
Palcoscenico 2009/2010 del 5/11/2009: si vede riprodotto il
palcoscenico del Teatro con la didascalia “evidenti segni di
degrado prima della “riscoperta” e dei successivi lavori di
restauro”.
Ad onor del vero, il palco
era stato ridotto in quelle condizioni da noi volontari di allora,
perché lo stavamo rifacendo, ed è quello tuttora in uso.
Anche i camerini attuali
degli artisti furono costruiti come Sezione e successivamente usati
dal Teatro e concessi poi in uso alla nuova Fondazione.
Il sottoscritto negli anni
'70 è stato nel direttivo e segretario della Sezione PCI fino al
1980.
Riprendo testualmente dalla
mia relazione al congresso di quell'anno che ancora conservo: “oltre
alla normale attività politica la nostra Sezione è impegnata in
lavori per rendere agibile il Teatro (il palcoscenico, i camerini, il
locale caldaia, ecc. ecc.).
Questo è stato possibile
grazie al sacrificio di compagni ed amici che hanno prestato
gratuitamente la loro opera, chi con lavoro manuale, chi con altri
mezzi come trasporti gratuiti, denaro o altro.
Solo in quell'anno le ore
gratuitamente lavorate ammontavano a 2300.
Poi, in quel periodo, le
normative per la sicurezza delle sale per spettacoli si susseguirono
con rapidità e quindi gli impianti elettrici e gli altri interventi
non furono ritenuti a norma.
Ho partecipato anch'io come
rappresentante del Socjale ad alcune riunioni dell’apposita
Commissione Provinciale tenute presso la Prefettura di Ravenna.
Ci venne concessa però solo
l'autorizzazione per iniziative pubbliche con piccole capienze e come
sala ARCI
Fu costituito il Circolo
ARCI Ballo che ha tenuto aperto il Socjale per oltre tredici anni
fino quasi alle soglie del duemila con stagioni fisse che andavano da
settembre ad aprile e facendo oltre mille tessere ARCI.
Tutto quanto sopra esposto
viene completamente ignorato nella “Breve nota storica”.
Ho fatto queste precisazioni
per dovere verso i tanti che non sono più e quelli che sono ancora e
per cercare di dare un contributo nel comprendere che per ogni poi
c'è sempre stato un prima.
Concludo ringraziando tutti
i volontari che contribuirono allora e che contribuiscono ora nel far
rivivere il rinnovato e bellissimo Teatro Socjale.
Non si tratta, secondo me,
di togliere meriti a qualcuno ma di darne a tutti quelli che li hanno
avuti.
Un'ultima nota bibliografica
per comprendere meglio il mio legame col Teatro.
L'oste della Sezione K.
Liebknet era mia nonna Giuseppa Dalla Casa, operatore cinematografico
e riparatore di ogni genere di guasto - elettrico, idraulico - sia
del Teatro che della Sezione, sempre a titolo gratuito, a qualsiasi
ora e per tanti anni era mio zio Guido; mio zio Rioniero è nato
letteralmente nel Teatro e la mia famiglia viveva nelle stanze del
Teatro stesso.
Nella gigantografia
all'interno, dietro il banco bar attuale, sono raffigurate dieci
persone: di queste, quattro erano miei familiari.
Io ho cominciato a
frequentare la cabina di proiezione in compagnia di mio zio all'età
di sette anni; ero io, in tutto e per tutto Salvatore (Totò) di
Tornatore.
Tomaso Pagnani
det “Masino o Masì ad
Pèz'pen”