mercoledì 18 agosto 2021

Piangipane, Paese quasi dimenticato

 


Signor Sindaco mi scuso per i minuti che le rubo, fra pochi giorni termina anche questa legislatura e i cittadini di Piangipane dovranno ancora attendere che la pista ciclopedonale che collega l'abitato al centro Sportivo trovi soluzione dopo una attesa che dura da oltre una ventina di anni , pur  avendo  costruito già da allora  il tombamento del fossato e la relativa fognatura. La Via Maccalone è abbastanza stretta e transitare in bici è  pericoloso, qualche incidente è già successo ; la stessa Via presenta anche un problema molto serio, lo smottamento dei lati verso i relativi fossi, un'altro importante è che il relativo ponte sulla Via Canala è molto danneggiato già da molti giorni per un incidente. Due problemi similari per la viabilità sono gli innesti della Via Piangipane nella Via Reale verso Mezzano che in particolari  orari di punta è quasi impossibile immettersi, le stesse problematiche incontrano gli automobilisti che dalla Via Canala devono immettersi nella Via Reale  verso Mezzano e Via Classicana in direzione Ravenna, sarebbe utile una segnaletica che mettesse più in evidenza la pericolosità dell'incrocio come un lampeggiatore continuo.   Un problema invece esplosivo, a mio modo di vedere è che sulla Via Piangipane non vi è un solo metro quadrato di Suolo Pubblico per poter parcheggiare,la realtà è che ormai varchi per poter penetrare a est o a owest la Via Piangipane non ne esistono più. Ma chi è causa del suo mal pianga se stesso perchè basta  guardare i vecchi PRG per trovare quel che manca, penso che i Piangipanesi saranno riconoscenti verso il comportamento delle Forze dell'Ordine. Un altro piccolo problema  sarebbe il tombamento di una quarantina di metri del fosso di Via Piangipane angolo Via Galassa e includere i platani  in piccole aiuole come davanti alla Scuola Materna Parrocchiale. 
Ultimo ma non ultimo per importanza la voracità della zanzara Tigre.Io abito adiacente alla ormai ventennale lottizzazione Ex Sintoni, sono stato varie volte negli spesifici Uffici Tecnici preposti ottenendo però scarso ascolto,l' ultima volta mi è stato consigliato di fare un esposto ai VV.UU. al che mi sono rifiutato perchè avrebbe significato scarsa veridicità delle mie istanze. Informo che i rispettivi lotti edificabili sono posti a circa un metro sotto il livello delle strade quindi quando piove diventano veri e propri allevamenti di zanzare. Attualmente al sottoscritto i lotti risultano ancora invenduti e se ho   voluto ritagliarmi qualche mq. di zanzara - free per poter pranzare qualche volta in pace coi miei nipoti. ho dovuto costruirmi un gazebo spendendo la bella cifra di circa 5.000 €.
PS. Apprendo ora dal Corriere di Romagna di un notevole contributo dell'Europa per la viabilità.
Il sottoscritto aveva chiesto all'Ufficio della Sua Segreteria la possibilità di incontrarLa ma avendo avuto come risposta  la notizia dell'esaurimento delle ore a disposizione del pubblico ho optato per la e.mail.
La saluto e La ringrazio per la disponibilità.

domenica 7 febbraio 2021

Il Centenario dalla fondazione del PCI

(lettera aperta a Michele De Pascale)

 

Ricorreva il 21 Gennaio il centenario dalla fondazione del Partito Comunista nato a Livorno durante il congresso del Partito Socialista , un gruppo di delegati , Bordiga, Gramsci, Terracini Togliatti e altri lasciano il Psi e costituiscono il Partito Comunista d'Italia.

A Piangipane il PC nasce il 23 di febbraio 1921. Io mi iscrivo al Partito nel 1968 , anno particolare perché c'è ne furono abbastanza invece che quell'anno rinunziarono alla tessera perché l'invasione sovietica della Cecoslovacchia segnò da spartiacque per molte persone e provocò una spaccatura all'interno del mondo progressista con discussioni aspre e dure fra i compagni.

Al congresso di sezione io vengo eletto nel comitato direttivo come responsabile dell'organizzazione e provvediamo alla divisione in dieci zone il territorio di Piangipane con un responsabile per ognuna e così meglio corrispondere alla necessità per il volantinaggio, il tesseramento, la diffusione dell’Unità e le campagne elettorali. Dopo poco tempo vengo eletto capogruppo in consiglio di Circoscrizione e successivamente segretario di sezione per alcuni anni fin verso la fine degli anni settanta. Alcune notizie non per vanteria ma per realtà dei fatti, quello fu un periodo dei più felici per la n/s organizzazione. Vincemmo una gara provinciale fra le sezioni come maggior numero di reclutati, la compagna Anna Castellucci reclutò più di cinquanta persone e superammo così i cinquecento iscritti nella n/s sezione. Il premio consisteva in un viaggio di studio in Sicilia e in Calabria, data l'impossibilità della Sig. ra Castellucci di poterne usufruire per impegni familiari ne usufruì il Sottoscritto. Elettoralmente allora eravamo arrivati da soli a sfiorare il 60 %,la diffusione dell'Unità era di 300 copie la Domenica e di 430/40 nelle diffusioni straordinarie del 25 Aprile e del Primo Maggio.

Piangipane è la dimostrazione come una comunità con scelte politiche può incidere e cambiare lo sviluppo di un paese. Noi venivamo dopo lunghi anni di immobilismo delle giunte centriste dirette dai repubblicani o dalla Democrazia Cristiana

Eravamo sprovvisti anche di un Piano Regolatore. Le cose cominciarono a cambiare con l'avvento delle Giunte di sinistra sia in Provincia che in Comune. La costituzione dei consigli di Circoscrizione permise ai cittadini di avvicinarsi di più alle scelte che venivano fatte , un grande contributo lo diedero anche i nostri Presidenti di Circoscrizione Guido Giorgini, Ghinassi Fenni, Folli Ezio. A Piangipane le case venivano costruite senza nessun criterio invece l'obbiettivo del nuovo P:R:G:fu quello di accorpare il tessuto urbano fra quello esistente e il nuovo e oggi si può dire con soddisfazione che l'opera è quasi compiuta , manca solo l'urbanizzazione che la Coop Braccianti nel P:R:G: dell'1983 poteva fare col raddoppio della Carraia Cooperativa e che rimase sorda ad ogni sollecitazione della n/s Sezione. 


 

Questa secondo me fu una scelte sbagliata come lo fu quella di non dare esecuzione al progetto di Mulino del 1950.


 

In questi giorni di celebrazioni sul Corriere dell'altro giorno c'era la notizia che a Cervia avevano rinvenuto in una soffitta un registro con i verbali che venivano redatti durante le riunioni dei direttivi di Sezione , la stessa cosa era anche da noi, quando il sottoscritto ha lasciato la segreteria vi era una agenda rossa dove il compagno Romano Gordini teneva i verbali delle varie riunioni dei direttivi più una serie di volantini elettorali a cominciare dalla prima elezione fra Monarchia o Repubblica e avanti con tante altre e un bel pacco di fotografie. Purtroppo col cambio di Sezione fra PCI e Partito Democratico non si è conservato nulla. Della cosa ne parlai anche con Ezio che mi confermò che anche lui aveva visto la presenza degli oggetti da me descritti. Inerente al tema della conservazione di cose vecchie, ecco un estratto di una lettera che il sottoscritto inviò al Segretario Generale del P:D:PierLuigi Bersani, all'indomani dell'inaugurazione del nuovo circolo del P.D di Piangipane ,la lettera porta la data del 15/11/2009 La ristrutturazione dei locali è stata possibile solo grazie al lavoro di diverse generazioni di militanti e di simpatizzanti del PCI :che con l'utile accumulato con le Feste dell'Unità rese possibile una spesa di quelle dimensioni circa 250.000 si anni nel '70, non sono un nostalgico del vecchio PCI ma la storia non si cancella.

La ricostruzione fatta in Teatro venerdì sera salta dalla costruzione del Teatro decisa dalla COOP. Braccianti alla recente nuova fondazione. Devo dirti che sono rimasto molto sorpreso anche dalla composizione del palco , tutti uomini , neanche una donna e nessuno coi capelli grigi

Mi sembra vi sia , come dire , timore di nominare la parola “comunista” . Ti posso garantire che diverse volte la locale Coop. Braccianti nel corso degli anni pose la questione della vendita del Teatro e solo la determinazione della n/s sezione fatta di volontà, soldi, volontariato riuscì a far desistere da questa scelta . Ultima questione che intendo sottoporti è quella che più mi indigna: i mobili. Nella vecchia sezione esistevano dei mobili di interesse storico e di legame con Piangipane , erano bottino della guerra di Liberazione, arredavano la locale casa del fascio del famigerato ventennio, sono stati scientemente distrutti, in discarica.

Alle mie rimostranze si è risposto che erano vecchi e tarlati, inutile spiegare che il restauro esiste da tempo. Ho anche chiesto se avevano pensato che decine e decine di n/s compaesani tremavano di paura nelle stanze arredate con quei mobili quando dovevano rendere conto dei loro comportamenti al locale segretario del fascio.

Di questa lettera non ho avuto nessun riscontro anche se nella busta esterna avevo messo l'annotazione S:P:M: che in gergo postale vuol dire Sue Proprie Mani. E’ mia convinzione che sia stata letta anche dal presidente Bonaccini che all'epoca era l'uomo ombra di Bersani anche se poco dopo diventò un Renziano DOC. Questo purtroppo è stato un comportamento che è andato molto in voga, prima tutti Bersaniani poi tutti Renziani sono giravolte che al sottoscritto sono piaciute sempre poco, ed è questo uno dei motivi prer cui ho smesso di prendere la tessera del PD. Spero che con le ultime mosse di Renzi comprese la caduta del Governo e le visite a rendere omaggio allo Sceicco Saudita molti si saranno ricreduti sul personaggio in cui avevano riposto la loro fiducia. Prima c'erano stati Fassino e D’Alema con la loro famigerata telefonata erano riusciti a mandare in fumo la più grossa operazione di alta finanza portata in porto col beneplacito della Banca D'Italia e alla luce del sole dal dott. Consorte.

Conosco da tempo la veridicità del detto che ogni botte dà il vino che ha. Tanto dovevo per verità e rispetto verso la mia coscienza e verso i miei compaesani e ai tanti che non sono più.

Permettimi un'ultima breve sottolineatura, l'autoreferenzialità secondo me è una malattia che se non curata per tempo può portare alla morte il malato. Mi scuso per il tempo che ti prendo ,Ti saluto con stima e con l'augurio che tu possa riuscire nel gravoso compito che hai deciso di assumerti.

Cordialmente ti saluto

Pagnani Tomaso

domenica 26 aprile 2020

I miei 100 anni del Teatro Socjale

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

Ho letto sul Corriere di Romagna la celebrazione del Centenario del Teatro Socjale di Piangipane e del Trentennale di gestione dell'Arci.
Dalla lettura apprendo con sorpresa di una Casa del Popolo; io, pur avendo abitato da sempre in loco, sapevo di una sezione socialista, una comunista, una repubblicana più diverse osterie, ma mai un ritrovo con questa denominazione. Essendo l'arco di tempo preso in considerazione abbastanza lungo alcune osterie non esistono più e altre si sono trasformate in bar.
Condivido molto l'analisi storica che fa Luigi Martini del periodo fascista, sugli attacchi ai luoghi di aggregazione dei lavoratori e successivamente della discriminazione messa in atto dalla Democrazia Cristiana. Basti pensare che il mondo cattolico con le Acli e il Movimento Repubblicano tra il 1946 e il 1948 ottengono gli stessi diritti riconosciuti all'Enal, mentre invece l'Arci dovrà aspettare fino al 1967, circa una ventina di anni.
Occorre ricordare anche le vessazioni a cui erano sottoposti i bar gestiti dalle sezioni, con chiusure delle attività ricreative e di mescita e continue visite da parte dei tutori della legge. Buon conoscitore di quelle problematiche è l'attuale Sindaco di Massalombarda Sig. Daniele Bassi, che all'epoca seguì le pratiche per passare la licenza dei superalcolici, ceduta a titolo gratuito da mio nonno Domenico Melandri al Bar Gramsci di Piangipane.
Non conosco Mezzano e perciò mi limito a parlare di Piangipane. Qui Martini compie alcune inesattezze: da noi il Teatro è stato costruito attaccato alla sezione e non dentro la sede della cooperativa, da noi sono state programmate operette, opera lirica, ballo e serate di arte varia, si sono organizzati grandi veglioni in competizione anche con la sala Mazzini; tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 il Teatro ha ospitato anche riunioni di boxe che, anche grazie alla presenza dei campioni locali, i fratelli Luigi e Paolo Martuzzi e Nerino Lotta, facevano registrare il tutto esaurito; vi era il bar della signora Ines Valentini, l'Osteria di Ettore Agusani, l'Osteria di mia nonna paterna Giuseppa Dalla Casa, il bar della Sezione Socialista e Comunista, l'Osteria di mio nonno materno Domenico Melandri (soprannominato Minghì dla Cuparativa, perché durante la guerra aveva gestito il negozio di Alimentari nel Palazzone della Cooperativa stessa), nel giardino dove abito adesso c'era il campo da bocce; anche nel ponte Zampet c'era la possibilità di bere un bicchiere di vino e anche qui contraddico Martini il quale afferma la scarsa qualità del vino, perché se fosse stato così l'osteria avrebbe perso subito i clienti. Vi era quindi una competizione fra i locali di Piangipane. Ho conosciuto personalmente alcuni ottimi bevitori che sarebbero stati in grado di conoscere anche solo dopo un sorso la differenza fra un buon vino e diciamo un mezzo vino.
Basterebbe leggere il diario di Don Silvio Danesi che rimproverava i Repubblicani di fare dei veglioni negli orari in cui la Chiesa organizzava la Processione col Santo Patrono e rendere così più fiacca la partecipazione delle persone. Vicino a casa mia abitava un suonatore, Porisini, che con un amico fisarmonicista di Santerno, che di soprannome si chiamava e Girì, hanno fatto ballare intere generazioni.
Una lacuna in questa commemorazione è l'aver saltato completamente gli anni delle proiezioni cinematografiche, attività questa che ha impegnato una decina di volontari per ogni proiezione, e non credo che vi siano volontari di prima o di seconda categoria . Gli impegni si protraevano per almeno quattro sere la settimana, in più c'erano le locandine da affiggere nelle plance messe a San Michele, Santerno e Piangipane e questo per tutto l'anno. Nei quattro mesi estivi le proiezioni si spostavano nell'Arena all'aperto, in via Carraia Cooperativa, dove adesso abita Vincenzo Babini. Oltre al normale servizio di sala i volontari tenevano curato un ampio giardino fiorito davanti allo schermo, i Piangipanesi potevano così godersi un po' di frescura nelle afose serate estive, questo era l'unico condizionatore esistente allora. Incaricato alle proiezioni per lunghi anni è stato mio zio Guido, che molte volte mi ha portato in cabina con lui.
Sono dispiaciuto dover sottolineare che il Circolo ARCI TEATRO SOCJALE Ballo esisteva già da un discreto numero di anni, ho trovato fra le mie cose che conservo una locandina che annuncia la programmazione del Teatro SOCJALE Ballo del 1992 e siccome l'attività era iniziata una decina di anni prima ne consegue che la nascita del Circolo Arci Teatro Socjale è avvenuta ben prima del 1987.


Il Ballo è durato anche molto dopo, perciò le varie attività si sono concatenate per lungo tempo. All'apertura delle varie stagioni del ballo il sottoscritto aveva il compito di prendere le generalità dei clienti, compilare le tessere e successivamente versare il dovuto alla cassa dell'Arci .
Sul sito del Socjale è ancora presente la foto del palcoscenico con didascalia non corrispondente al vero e qui intendo ribadire e rafforzare in modo inconfutabile le osservazioni fatte a suo tempo e non prese in considerazione: detta foto illustra sì la condizione dopo la demolizione, ma furono i volontari di allora a demolirlo per poi ricostruirlo ex novo come ancora in uso adesso. Nonostante i lavori eseguiti a noi non fu concessa una agibilità totale ma solo per piccoli spettacoli e con ingresso riservato ai soli soci Arci. Alcuni partecipanti ai lavori: Enzo Rambelli, Alberto Gasperoni, Renzo Dalla Casa, Berto Grilli, Allieto Sintini, Rinaldo Utili, Tomaso Pagnani e altri. Enzo Rambelli rimise a nuovo lo schermo cinematografico e rifece il pavimento del palcoscenico, Vittorio Rotondi e Claudio Roveri rifecero l'impianto elettrico, io, Alberto e Rinaldo fasciammo con la lana di vetro le condutture del nuovo impianto di riscaldamento, con quale prurito ve lo lasciamo immaginare. Il pavimento del Teatro fu opera di Alcide Michelacci e Benito Baldoni che con Giuseppe Sangiorgi, Domenico Maletti, Guido Montanari (Bagarò) e Allieto Sintini si occuparono delle restanti opere murarie, camerini e gabinetti del Teatro. Impossibile ricordare tutti quelli che ci diedero una mano, e che ancora ringraziamo, e l'impegno della sezione in uomini e mezzi fu consistente. Questi lavori ci vennero segnalati di volta in volta da varie visite fatte dalla apposita commissione sulla sicurezza dei pubblici spettacoli. Il sottoscritto partecipò come rappresentante del Socjale ad alcune riunioni che si tenevano presso la Prefettura di Ravenna, trovammo però un ostacolo insormontabile sia nel costo dell'opera che nelle difficoltà tecniche della sua realizzazione. L'opera richiesta che ci fece desistere per i motivi appena esposti era la costruzione di un muro tagliafuoco all'inizio del boccascena. Apprendo invece dalle notizie del Corriere, e con soddisfazione, che attualmente è stata rilasciata l'agibilità totale, anche se onestamente a me il palcoscenico sembra uguale a prima. Qualche anno fa una commissione della sezione incontrò alcune ragazze inviate nelle varie realtà per cogliere eventuali particolarità, noi nell'intervista esplicitammo gli stessi argomenti sopra descritti.
Componevano la commissione il sottoscritto, il comp. Ezio Folli e il comp. Allieto Sintini; essendo
l'unico ancora in vita non vorrei ci fosse una sorte di anatema contro la commissione stessa.

Una ultima cosa che intendo ribadire è a riguardo della J del Socjale, visto che si torna alla memoria orale di chi dipinse quella parola, sarei molto curioso di conoscere chi raccolse quella memoria; io credo invece molto più semplice e verosimile il fatto che all'epoca la J lunga si usava per precisare la pronuncia consonantica della i davanti a vocale, come recita il Devoto Oli alla pag. 1068 e come mostra una lettera di fine '800 e una di inizio ‘900. Quindi la pronuncia appartiene alla fonetica e non alla grafia.


Una ultima annotazione, nella ricostruzione storica fatta da tale Gianni Arfelli non capisco il perché vengono separati i braccianti dalla propria Cooperativa , perché qualche merito l'avrà avuto se decise di investire per l'acquisto del terreno. Capisco che adesso la politica non tira molto, ma a Piangipane nel 1887 era già attiva una sezione socialista, nel 1914 vi fu la settimana rossa, nel 1921 nacque la sezione del Partito Comunista D'Italia, fine '800 e primi '900 leader politici del calibro di Andrea Costa e Nullo Baldini erano di casa e la nomea romagnoli mangiapreti è stata in uso per parecchio tempo, poiché i Romagnoli avevano conosciuto le vessazioni del potere temporale della Chiesa. Un merito importante l'ha avuto anche la sezione comunista investendo in mezzi e in volontari, impedendo così che il Socjale diventasse un deposito di cereali come in qualche estate avvenne. Occorre anche ricordare l'impegno profuso dal Sen. Widmer Mercatali per la costituzione delle Fondazioni e per il reperimento di fondi importanti. Ultimi ma non ultimi per importanza i “ragazzi” attualmente volontari, ora quasi sessantenni, che lo gestiscono adesso.
Vi svelo un segreto: i cappelletti da noi si costruiscono in Teatro e nella sala Rotondi ma tutti e due affondano le radici negli stand delle cucine dirette da Vittorio al Festival dell'Unità, purtroppo ora scomparso come il giornale. Comunque un plauso e un'ode va a tutti i volontari che si sono susseguiti nel corso di questi lunghi cento anni e ora e sempre: Viva il Teatro Socjale di Piangipane.






lunedì 9 giugno 2014

                                "  A  PE' PAR  PEZ PE'  "


Ho partecipato, sabato 24 maggio, all'iniziativa  " a piedi per Piangipane " seguendo con interesse le varie tappe. Giunto al Teatro Socjale ho ascoltato la storia del Teatro stesso, una storia che ripete a piè pari quella del sito dell'omonimo teatro.
Ciò dimostra che la profferta di collaborazione a suo tempo fatta allo scrivente per eventuali rettifiche o integrazioni era puramente strumentale .
La storia la fanno gli uomini con i loro comportamenti e le loro azioni determinate però dalla loro coscienza.
I Teatri di Piangipane , Mezzano, S.Alberto nascono in un tessuto sociale dove la forza di un pensiero di riscatto e di emancipazione delle popolazioni più povere veniva propugnato dalle idee del socialismo già prima del  " 900.
Infatti il Socjale nasce "attaccato" alla Sezione Socialista di Piangipane come la foto dell'epoca dimostra.

Con amicizia , Masì  ad Pezpé.

martedì 26 novembre 2013

TEATRO SOCJALE : una inesattezza

Leggo sul settimanale “setteserequi” del 1/11/2013, a pag. 7, un servizio sul Teatro Socjale dove si afferma che la scritta Socjale, con la j lunga posta sul frontespizio del Teatro stesso, sarebbe dovuta al decoratore che l'avrebbe fatta per migliorare “l'armonia della scritta”.
Questa interpretazione sul perché della j lunga è, secondo me, sbagliata.
Evidentemente invece nel 1920 sapevano e conoscevano l'italiano meglio di adesso.
Senza scomodare “ La Crusca” o vocabolari più antichi di latino, da cui deriva la nostra lingua, è
sufficiente vedere il più recente “Devoto-Oli” che alla lettera I, J specifica: la varietà j lunga si usa
perché precisa la pronuncia consonantica della i davanti a vocale.

Si tratta quindi di perfetto italiano e di armonia della fonetica e non della grafia.

Tomaso Pagnani
det “Masino o Masì ad Pèz'pen”

venerdì 26 ottobre 2012

La mia storia del Teatro Socjale


Da pochi giorni i miei nipoti mi hanno regalato un computer ed insegnandomi ad usarlo, mi hanno collegato con alcuni siti di Piangipane per invogliarmi.
Mi sono soffermato sul sito del Teatro Socjale e, leggendo la “Breve nota storica”, sono rimasto molto sorpreso per le vistose mancanze e inesattezze in essa contenute.
Manca secondo me, o è solo sfiorata in modo generico, la motivazione per cui braccianti, in gran parte analfabeti, abbiano pensato a bisogni non solo materiali.
Oggi non è molto di moda parlare di politica, io però non lo trovo giusto.
A Piangipane esisteva già dai primi del '900 una sezione socialista che portava il nome di Karl Liebknecht, noto rivoluzionario e pacifista tedesco che lottò con tutte le sue forze contro chi scatenò poi la I Guerra Mondiale e per questo venne ucciso.


La sola motivazione sociale non spiega i comportamenti delle persone se alla base non c'è una ferma scelta politica: i braccianti allora esistevano in tanta parte del Paese ma in poche zone fecero quelle scelte.
E' su quelle radici che anni dopo nacquero le sezioni del PSI e del PCI e che continuò l'amore di una parte dei Piangipanesi per il Teatro Socjale, con l'impegno di decine e decine di volontari per decenni e decenni fino ai giorni nostri.
E' vero che, col sopraggiungere della televisione e la sua diffusione di massa, la facilità con cui l'auto permetteva di raggiungere località più lontane, portarono alla crisi e alla chiusura di moltissime sale cinematografiche del forese.
Qualche anno prima il Teatro si riempiva anche solo per vedere alcune trasmissioni televisive popolari tipo “Lascia o Raddoppia”.
Pochi ricordano che, per diversi anni, il Teatro ha avuto anche una appendice esterna, nel senso che aveva un'Arena Estiva, con ajuole fiorite che i volontari curavano, dando così la possibilità ai cittadini di assistere a proiezioni all'aperto nelle afose serate estive (l'aria condizionata era di là da venire).
Il Teatro Socjale era di proprietà della Coop. Braccianti ma la gestione era della locale sezione del PCI che ne pagava l'affitto.
Col perdurare della crisi delle sale, nei primissimi anni '70, la Cooperativa Braccianti fece presente al Direttivo della sezione la possibilità di vendita del Teatro se non ci fosse stato un impegno del Partito per fare i lavori di miglioria necessari: il nuovo impianto elettrico, il nuovo impianto di riscaldamento, il nuovo palcoscenico, i camerini per gli artisti e il pavimento, visto che nelle giornate umide, l'acqua filtrava sopra le piastrelle.
Il Socjale era talmente a cuore alla Sezione che la risposta anche se molto onerosa in termini di lavoro volontario e di impegno finanziario fu affermativa.
Che questi lavori vengano ora derubricati nella “Breve nota storica” come lavori di piccola manutenzione non mi sembra giusto.
Mi pare ci sia la volontà di nascondere il lavoro che hanno fatto altri.
Mi conferma questa sensazione il vedere la foto prodotta a pag. 63 della rivista Palcoscenico 2009/2010 del 5/11/2009: si vede riprodotto il palcoscenico del Teatro con la didascalia “evidenti segni di degrado prima della “riscoperta” e dei successivi lavori di restauro”.

Ad onor del vero, il palco era stato ridotto in quelle condizioni da noi volontari di allora, perché lo stavamo rifacendo, ed è quello tuttora in uso.
Anche i camerini attuali degli artisti furono costruiti come Sezione e successivamente usati dal Teatro e concessi poi in uso alla nuova Fondazione.
Il sottoscritto negli anni '70 è stato nel direttivo e segretario della Sezione PCI fino al 1980.
Riprendo testualmente dalla mia relazione al congresso di quell'anno che ancora conservo: “oltre alla normale attività politica la nostra Sezione è impegnata in lavori per rendere agibile il Teatro (il palcoscenico, i camerini, il locale caldaia, ecc. ecc.).
Questo è stato possibile grazie al sacrificio di compagni ed amici che hanno prestato gratuitamente la loro opera, chi con lavoro manuale, chi con altri mezzi come trasporti gratuiti, denaro o altro.
Solo in quell'anno le ore gratuitamente lavorate ammontavano a 2300.
Poi, in quel periodo, le normative per la sicurezza delle sale per spettacoli si susseguirono con rapidità e quindi gli impianti elettrici e gli altri interventi non furono ritenuti a norma.
Ho partecipato anch'io come rappresentante del Socjale ad alcune riunioni dell’apposita Commissione Provinciale tenute presso la Prefettura di Ravenna.
Ci venne concessa però solo l'autorizzazione per iniziative pubbliche con piccole capienze e come sala ARCI
Fu costituito il Circolo ARCI Ballo che ha tenuto aperto il Socjale per oltre tredici anni fino quasi alle soglie del duemila con stagioni fisse che andavano da settembre ad aprile e facendo oltre mille tessere ARCI.
Tutto quanto sopra esposto viene completamente ignorato nella “Breve nota storica”.
Ho fatto queste precisazioni per dovere verso i tanti che non sono più e quelli che sono ancora e per cercare di dare un contributo nel comprendere che per ogni poi c'è sempre stato un prima.
Concludo ringraziando tutti i volontari che contribuirono allora e che contribuiscono ora nel far rivivere il rinnovato e bellissimo Teatro Socjale.
Non si tratta, secondo me, di togliere meriti a qualcuno ma di darne a tutti quelli che li hanno avuti.
Un'ultima nota bibliografica per comprendere meglio il mio legame col Teatro.
L'oste della Sezione K. Liebknet era mia nonna Giuseppa Dalla Casa, operatore cinematografico e riparatore di ogni genere di guasto - elettrico, idraulico - sia del Teatro che della Sezione, sempre a titolo gratuito, a qualsiasi ora e per tanti anni era mio zio Guido; mio zio Rioniero è nato letteralmente nel Teatro e la mia famiglia viveva nelle stanze del Teatro stesso.
Nella gigantografia all'interno, dietro il banco bar attuale, sono raffigurate dieci persone: di queste, quattro erano miei familiari.
Io ho cominciato a frequentare la cabina di proiezione in compagnia di mio zio all'età di sette anni; ero io, in tutto e per tutto Salvatore (Totò) di Tornatore.

Tomaso Pagnani
det “Masino o Masì ad Pèz'pen”