venerdì 26 ottobre 2012

La mia storia del Teatro Socjale


Da pochi giorni i miei nipoti mi hanno regalato un computer ed insegnandomi ad usarlo, mi hanno collegato con alcuni siti di Piangipane per invogliarmi.
Mi sono soffermato sul sito del Teatro Socjale e, leggendo la “Breve nota storica”, sono rimasto molto sorpreso per le vistose mancanze e inesattezze in essa contenute.
Manca secondo me, o è solo sfiorata in modo generico, la motivazione per cui braccianti, in gran parte analfabeti, abbiano pensato a bisogni non solo materiali.
Oggi non è molto di moda parlare di politica, io però non lo trovo giusto.
A Piangipane esisteva già dai primi del '900 una sezione socialista che portava il nome di Karl Liebknecht, noto rivoluzionario e pacifista tedesco che lottò con tutte le sue forze contro chi scatenò poi la I Guerra Mondiale e per questo venne ucciso.


La sola motivazione sociale non spiega i comportamenti delle persone se alla base non c'è una ferma scelta politica: i braccianti allora esistevano in tanta parte del Paese ma in poche zone fecero quelle scelte.
E' su quelle radici che anni dopo nacquero le sezioni del PSI e del PCI e che continuò l'amore di una parte dei Piangipanesi per il Teatro Socjale, con l'impegno di decine e decine di volontari per decenni e decenni fino ai giorni nostri.
E' vero che, col sopraggiungere della televisione e la sua diffusione di massa, la facilità con cui l'auto permetteva di raggiungere località più lontane, portarono alla crisi e alla chiusura di moltissime sale cinematografiche del forese.
Qualche anno prima il Teatro si riempiva anche solo per vedere alcune trasmissioni televisive popolari tipo “Lascia o Raddoppia”.
Pochi ricordano che, per diversi anni, il Teatro ha avuto anche una appendice esterna, nel senso che aveva un'Arena Estiva, con ajuole fiorite che i volontari curavano, dando così la possibilità ai cittadini di assistere a proiezioni all'aperto nelle afose serate estive (l'aria condizionata era di là da venire).
Il Teatro Socjale era di proprietà della Coop. Braccianti ma la gestione era della locale sezione del PCI che ne pagava l'affitto.
Col perdurare della crisi delle sale, nei primissimi anni '70, la Cooperativa Braccianti fece presente al Direttivo della sezione la possibilità di vendita del Teatro se non ci fosse stato un impegno del Partito per fare i lavori di miglioria necessari: il nuovo impianto elettrico, il nuovo impianto di riscaldamento, il nuovo palcoscenico, i camerini per gli artisti e il pavimento, visto che nelle giornate umide, l'acqua filtrava sopra le piastrelle.
Il Socjale era talmente a cuore alla Sezione che la risposta anche se molto onerosa in termini di lavoro volontario e di impegno finanziario fu affermativa.
Che questi lavori vengano ora derubricati nella “Breve nota storica” come lavori di piccola manutenzione non mi sembra giusto.
Mi pare ci sia la volontà di nascondere il lavoro che hanno fatto altri.
Mi conferma questa sensazione il vedere la foto prodotta a pag. 63 della rivista Palcoscenico 2009/2010 del 5/11/2009: si vede riprodotto il palcoscenico del Teatro con la didascalia “evidenti segni di degrado prima della “riscoperta” e dei successivi lavori di restauro”.

Ad onor del vero, il palco era stato ridotto in quelle condizioni da noi volontari di allora, perché lo stavamo rifacendo, ed è quello tuttora in uso.
Anche i camerini attuali degli artisti furono costruiti come Sezione e successivamente usati dal Teatro e concessi poi in uso alla nuova Fondazione.
Il sottoscritto negli anni '70 è stato nel direttivo e segretario della Sezione PCI fino al 1980.
Riprendo testualmente dalla mia relazione al congresso di quell'anno che ancora conservo: “oltre alla normale attività politica la nostra Sezione è impegnata in lavori per rendere agibile il Teatro (il palcoscenico, i camerini, il locale caldaia, ecc. ecc.).
Questo è stato possibile grazie al sacrificio di compagni ed amici che hanno prestato gratuitamente la loro opera, chi con lavoro manuale, chi con altri mezzi come trasporti gratuiti, denaro o altro.
Solo in quell'anno le ore gratuitamente lavorate ammontavano a 2300.
Poi, in quel periodo, le normative per la sicurezza delle sale per spettacoli si susseguirono con rapidità e quindi gli impianti elettrici e gli altri interventi non furono ritenuti a norma.
Ho partecipato anch'io come rappresentante del Socjale ad alcune riunioni dell’apposita Commissione Provinciale tenute presso la Prefettura di Ravenna.
Ci venne concessa però solo l'autorizzazione per iniziative pubbliche con piccole capienze e come sala ARCI
Fu costituito il Circolo ARCI Ballo che ha tenuto aperto il Socjale per oltre tredici anni fino quasi alle soglie del duemila con stagioni fisse che andavano da settembre ad aprile e facendo oltre mille tessere ARCI.
Tutto quanto sopra esposto viene completamente ignorato nella “Breve nota storica”.
Ho fatto queste precisazioni per dovere verso i tanti che non sono più e quelli che sono ancora e per cercare di dare un contributo nel comprendere che per ogni poi c'è sempre stato un prima.
Concludo ringraziando tutti i volontari che contribuirono allora e che contribuiscono ora nel far rivivere il rinnovato e bellissimo Teatro Socjale.
Non si tratta, secondo me, di togliere meriti a qualcuno ma di darne a tutti quelli che li hanno avuti.
Un'ultima nota bibliografica per comprendere meglio il mio legame col Teatro.
L'oste della Sezione K. Liebknet era mia nonna Giuseppa Dalla Casa, operatore cinematografico e riparatore di ogni genere di guasto - elettrico, idraulico - sia del Teatro che della Sezione, sempre a titolo gratuito, a qualsiasi ora e per tanti anni era mio zio Guido; mio zio Rioniero è nato letteralmente nel Teatro e la mia famiglia viveva nelle stanze del Teatro stesso.
Nella gigantografia all'interno, dietro il banco bar attuale, sono raffigurate dieci persone: di queste, quattro erano miei familiari.
Io ho cominciato a frequentare la cabina di proiezione in compagnia di mio zio all'età di sette anni; ero io, in tutto e per tutto Salvatore (Totò) di Tornatore.

Tomaso Pagnani
det “Masino o Masì ad Pèz'pen”